sabato 9 maggio 2009

SPEZZARE LE CATENE CON ABITUDINI PASSATE

A VOLTE CI CHIEDIAMO IL PERCHE' NON RIUSCIAMO A CRESCERE E RIMANIAMO FOSSILIZZATI SPIRITUALMENTE FORSE PERCHE' CI PORTIAMO DEI BAGAGLI TROPPO PESANTI PER NOI MA SE LI METTIAMO SULLE MANI DI GESU' LUI CE LI RENDERA' PIU' LEGGERI, VIZI BRUTTI CHE PERSISTONO IN NOI MAGARI LO SPIRITO DI MALELINGUA, DI PORNOGRAFIA DI DROGA O QUALSIASI ALTRO VIZIO POTREBBE DIVENIRE UN LACCIO PER NOI , ANCHE SE CERCHIAMO DIO MA CONVIVIAMO CON IL VIZIO NON RIUSCIREMO A VOLARE COME AQUILE CERCHIAMOLO E CHIEDIAMO FORZA PER VINCERE QUESTE BATTAGLIE NOI POSSIAMO FARLO CON GESU' NON DA SOLI AMEN

giovedì 7 maggio 2009

SCIENZA E FEDE

Tutti probabilmente sono familiari con il termine "teoria dell'evoluzione". Essa viene insegnata nei testi scolastici come fatto inequivocabile; ne sono permeati i commenti dei documentari, la letteratura, il cinema, la televisione, i giornali.

Onde evitare confusione, è bene distinguere tra evoluzione biologica e teoria dell'evoluzione. Il termine evoluzione definisce in modo generico il processo - le variazioni nel patrimonio genetico di una popolazione, verificatesi nel tempo - mentre il termine evoluzionismo definisce la "teoria", o più correttamente l'ideologia, secondo la quale tutti gli organismi viventi derivano per trasformazione da altri di epoche passate.

L'evoluzionismo viene quasi sempre presentato come una scienza esatta, ampiamente supportata dai ritrovamenti e dalla ricerca, e accettata da tutti gli scienziati. In realtà, l'evoluzione biologica come spiegazione delle origini della vita non è né una teoria né un fatto, ma è una mera assunzione aprioristica.

In natura l'evoluzione avviene e si conclude nello stesso organismo; essa non produce nuove caratteristiche, ma consiste nella manifestazione oppure nella soppressione di caratteristiche già esistenti. Si tratta di un fenomeno naturale osservato, misurato e ripetuto, e pertanto scientificamente verificato.
La selezione artificiale operata dagli allevatori è un esempio di tali variazioni: gli animali sono selezionati in base a particolari tratti o caratteristiche, allo scopo di produrre una variazione nella razza che possa renderla, ad esempio, più utile o più piacevole esteticamente.
Ciò non significa che vengono sviluppati nuovi tratti, ma solo che le informazioni genetiche vengono riorganizzate e i tratti più utili sono favoriti.

In sostanza, dunque, non si producono nuove informazioni genetiche; vengono semplicemente "riorganizzate" quelle preesistenti, formando nuove combinazioni, peraltro limitate, come predetto dalle leggi di Mendel sulla genetica.

Per estrapolazione, gli evoluzionisti postulano la produzione di nuovi tratti negli organismi viventi nel corso di lunghissimi periodi di tempo, di nuove specie, grazie all'evoluzione. Secondo questa teoria, tutte le forme di vita discenderebbero da antenati comuni: i "mattoni" della vita sarebbero nati dall'interazione di elementi inerti, e il primo microrganismo si sarebbe evoluto nel corso di miliardi di anni in forme di vita via via più complesse - da ameba a invertebrato, a anfibio, rettile, quadrupede, scimmia, e infine all'uomo. Essa consiste, in pratica, nell'assumere che l'evoluzione all'interno della razza sia prova dell'ipotetica evoluzione da una razza all'altra. Questo tipo di evoluzione è definito macroevoluzione.

Nonostante il fatto che la macroevoluzione non sia mai stata provata scientificamente (perché una teoria possa essere ritenuta scientificamente valida, deve essere osservabile, misurabile, e ripetibile; la teoria evoluzionistica non risponde ad alcuno di questi tre requisiti), e nonostante il fatto che non vi sia alcuna base scientifica per giustificare l'estrapolazione della macroevoluzione dall'evoluzione osservata in natura, neppure nel corso di miliardi di anni, questa dottrina viene tranquillamente inculcata in maniera dogmatica agli studenti, e spesso difesa violentemente, contestando e non di rado censurando ogni voce "fuori dal coro".

Secondo il modello evoluzionista, tutto quello che è possibile osservare oggi è frutto di eventi casuali e lunghissimi periodi di tempo. Non esiste altra realtà al di fuori della natura; non esiste uno scopo o un creatore nell'universo, ma tutto ha avuto origine da processi naturalistici e meccanicistici propri della materia inanimata (materialismo filosofico). L'idea di un intervento soprannaturale è rigettato a priori, come pure qualunque spiegazione che punti in direzione opposta all'evoluzionismo. Non esistono specie "fisse"; le piante, e gli animali (tra i quali è incluso l'uomo) discendono da uno stesso organismo progenitore, che a sua volta ha avuto origine per caso dagli elementi chimici presenti nell'atmosfera primordiale.

Indubbiamente, riconoscere la teoria evoluzionistica come falsa, significherebbe dover prendere in considerazione l'unica altra possibilità: quella di una creazione che non è frutto del caso, ma prodotta e guidata da una volontà intelligente per uno scopo preciso, insieme a tutte le leggi che regolano l'universo.
Secondo questo modello, la vita, in tutte le sue sfumature ed espressioni, non è il frutto di processi naturalistici avvenuti per caso. Le piante, gli animali, e gli uomini sono stati creati come specie ben distinte, che non sono legate tra di loro da alcun tipo di parentela.

Big Bang
Per cercare di spiegare le origini dell'intero universo, con tutto quello che contiene, e le leggi che lo governano, gli evoluzionisti hanno postulato un evento noto come "Big Bang" (letteralmente, "grande esplosione")
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Secondo questa teoria - di cui esistono diverse varianti - tutta la massa e tutta l'energia dell'universo erano un tempo situate in uno stesso punto, ridotte a un volume infinitesimamente piccolo; o, per usare la definizione di un evoluzionista: "l'intero universo osservabile era più piccolo di un singolo atomo" (Crowell).
Questa condizione viene definita "Singolarità"; essa sarebbe poi esplosa dando origine alle galassie, ai singoli astri e pianeti, e in ultima analisi alla vita. Inoltre, l'esplosione avrebbe creato il tempo e lo spazio, che, stando a questa teoria, non esistevano prima del Big Bang.

Come si può notare, la condizione di Singolarità richiede - eppure non soddisfa - la nozione di ordine perfetto.
Per cercare di giustificare la tremenda densità della massa, si è ipotizzato che quest'ultima sia esistita sotto forma di idrogeno estremamente compresso; ciò, naturalmente, non spiega da dove e in che modo sia apparso l'idrogeno. Si può costatare che, in effetti, nessuna delle tante variazioni della teoria del Big Bang spiega in che modo abbia avuto origine la Singolarità, che costituisce una chiara violazione della legge della conservazione della materia e dell'energia (la prima legge della termodinamica stabilisce che l'energia e la materia non possono essere né create né distrutte: il loro stato può mutare, ma la loro quantità totale nell'universo è costante).
Affermare poi che la condizione di Singolarità si sia verificata perché lo spazio e il tempo non esistevano prima del Big Bang è mera tautologia definizionale. L'idea stessa che né lo spazio né il tempo siano potuti esistere prima del Big Bang, implica una condizione di stabilità; non essendovi alcuna possibilità di cambiamento, il Big Bang stesso non può essersi verificato.

Se all'espansione dell'ipotetico Big Bang va ascritta la formazione di galassie, stelle, pianeti, e la creazione di proteine, DNA, microrganismi in grado di replicarsi, fino alle forme di vita che sono conosciute oggi, è implicito un continuo incremento di organizzazione e complessità, di nuove informazioni; ciò è in netta contraddizione con le più elementari leggi della scienza.

Al di là di ogni altra possibile speculazione, resta poi il fatto che questa teoria non può essere confermata o esaminata sperimentalmente. Il Big Bang non è dunque altro che una speculazione, in bilico tra scienza e filosofia, e contraria ad alcune delle leggi fondamentali della scienza.

Radiazione di fondo e redshift
I sostenitori della teoria del Big Bang spesso ricorrono a due fenomeni che dovrebbero confermarla: l'esistenza della radiazione cosmica di fondo - risultante, ipoteticamente, dalla "grande esplosione" - e il redshift - che dovrebbe dimostrare l'allontanamento graduale delle stelle, e quindi provare che l'esplosione si è realmente verificata miliardi di anni fa.

La radiazione cosmica di fondo in realtà sembra semplicemente provenire dalle stelle e dalle galassie che ci circondano. Essa non proviene da un unico punto - cioè dalla presunta origine del Big Bang - ma è isotropa. Inoltre è notevolmente più debole di quanto previsto dalla teoria, presenta una temperatura molto inferiore a quella predetta, ed è eccessivamente uniforme.

Secondo William Corliss, "le recenti misurazioni delle fluttuazioni di densità nella radiazione cosmica di fondo a microonde non mostrano fluttuazioni maggiori di 2,5 parti su 100.000. Nessuna galassia potrebbe nascere da una fluttuazione tanto piccola - neppure in 15 miliardi di anni".

L'altro fenomeno, il redshift, riguarda i moti di allontanamento delle galassie. Semplificando, il redshift è il fenomeno che fa apparire di colore più rosso gli oggetti che si allontanano dall'osservatore.
Se l'effetto Doppler fosse l'unica causa del redshift spettrale - come ritengono gli evoluzionisti - ciò dimostrerebbe che l'universo è in fase di espansione, per effetto dell'esplosione del Big Bang.

Ma esistono altre due cause di redshift confermate dalla scienza, che sono in grado di spiegare in modo più convincente il fenomeno: il graduale rallentamento della luce nel percorrere lunghe distanze, e la perdita di energia da parte della luce quando questa transita in prossimità di ampi campi gravitazionali come quelli delle stelle.
La predizione che la luce emessa da una sorgente dotata di forte campo gravitazionale debba tendere verso il rosso fu formulata da Albert Einstein, e verificata sperimentalmente da Walter Adams.

Peraltro, la ricerca sui redshift per effetto Doppler ha prodotto risultati non credibili: applicando questa teoria, i quasar risulterebbero eccessivamente luminosi (in base alla legge del quadrato inverso), e oltre 30 quasar scoperti recentemente si allontanerebbero da noi a un'impressionante velocità, fino a otto volte superiore a quella della luce.

Biogenesi: la nascita della vita
Secondo gli scienziati evoluzionisti, la "ricetta" per ottenere la vita è relativamente semplice: luce, acqua, calore, atmosfera, e molecole organiche.

Nelle particolari condizioni postulate dagli evoluzionisti, la vita sarebbe nata dagli elementi inerti presenti sulla Terra in seguito al Big Bang (abiogenesi).
Questa ipotesi è contraria alla legge della biogenesi di Pasteur, la quale prova che la vita può nascere soltanto dalla vita - e non, quindi, dalla materia inerte. Inoltre, la generazione spontanea della vita da materia inorganica non è mai stata osservata, indipendentemente dalle condizioni dell'ambiente o dalla quantità di tempo trascorso.

Alcuni evoluzionisti, per aggirare i problemi dell'abiogenesi, considerano come fatto assiomatico che una forma di vita in grado di replicarsi autonomamente sia esistita nel passato, omettendo però di spiegarne l'origine.
La stessa atmosfera primordiale postulata dalla teoria evoluzionistica presenta dei problemi. Se non è esistito l'ossigeno, non può essere esistito l'ozono (che è un'altra forma molecolare dell'ossigeno). In assenza di uno strato di ozono a protezione della terra, le radiazioni ultraviolette prodotte dal sole avrebbero distrutto le forme di vita primordiali.
Se, invece, l'ossigeno è esistito nell'atmosfera, i primi amminoacidi non possono aver prodotto la vita, in quanto distrutti per ossidazione dall'ossigeno presente nell'atmosfera.

La teoria del cosiddetto "brodo primordiale", sviluppata nella prima metà del 1900, prevede la nascita della vita dalle molecole organiche prodottesi spontaneamente nell'atmosfera per interazione degli elementi chimici con l'energia solare, e incubate dagli oceani.

Numerosi scienziati hanno provato a verificare in laboratorio questa teoria - Robertson e Miller, Rebek, Lee, e i ricercatori di Nagaoka - ma nessuno di questi esperimenti è riuscito a produrre risultati concreti che possano spiegare la complessità e l'elevato numero di informazioni dei polimeri che costituiscono gli organismi viventi.

L'esperimento Miller-Urey
L'esperimento di Miller e Urey è forse il più conosciuto, e tra i primi nel suo genere. Furono ricreate in laboratorio le condizioni primordiali ipotizzate: l'atmosfera era simulata da gas come metano, ammoniaca e idrogeno, mentre l'oceano era simulato da vapore acqueo. I gas furono fatti attraversare da scariche elettriche, e ne risultò la produzione di alcuni amminoacidi (composti organici).
Solitamente si pone l'enfasi sulla produzione degli amminoacidi, ma non viene dato risalto al fatto che in questo e in altri esperimenti simili furono prodotti miscugli racemici (in uguale quantità) di amminoacidi destrogiri e levogiri.
In natura quasi tutti gli amminoacidi che compongono le proteine sono levogiri, mentre gli acidi nucleici sono esclusivamente destrogiri. Non può nascere alcuna forma di vita da una qualunque combinazione di entrambi; anche un solo amminoacido destrogiro, aggiunto a una catena di amminoacidi levogiri, può modificare la proteina rendendola non attiva biologicamente.

Asserire che gli esperimenti abbiano prodotto la vita è quantomeno errato: per produrre delle proteine non è affatto sufficiente produrre qualche amminoacido, ma sono necessarie lunghe catene di amminoacidi ordinati nel modo corretto e nella forma esatta.
Oltre a ciò, gli esperimenti furono condotti con livelli inaccettabili di interferenza umana. Ad esempio, quella stessa fonte di energia utilizzata per produrre gli amminoacidi, li avrebbe distrutti se Miller non li avesse rimossi artificialmente.
Resta inoltre il problema di spiegare come i diversi elementi avrebbero potuto trovarsi aggregati in natura nella stessa area e combinarsi correttamente in proteine, anziché produrre semplicemente degli amminoacidi isolati.

Alcune riflessioni sulla biogenesi
La condizione richiesta perché gli amminoacidi possano formare delle proteine è un'alta concentrazione, mentre ambienti come l'oceano o l'atmosfera, al contrario, dovrebbero causare una diluizione. Inoltre, gli amminoacidi non hanno una tendenza naturale a formare proteine, ma al contrario, le proteine tendono a "scomporsi" in amminoacidi.
Le stesse fonti di energia che avrebbero dovuto formare le proteine (scariche elettriche, calore terrestre, radiazione solare) avrebbero distrutto la vita anziché crearla. Lo stesso Miller, che lavorò con energie di livello ben inferiore a quello dei fulmini, dovette ricorrere alla rimozione degli amminoacidi prodotti mediante trappola fredda, onde evitare la loro distruzione.

Anche ipotizzando che le proteine siano potute essere state prodotte da eventi casuali, non esiste la più remota possibilità di credere che esse abbiano potuto formare cellule viventi dotate di una membrana, di un proprio metabolismo, e in grado di riprodursi autonomamente. Nessuno scienziato ha mai dimostrato che questo aumento di complessità sia possibile e che possa essersi verificato, anche ipotizzando la presenza di un numero di proteine migliaia di volte superiore a quello proposto dagli evoluzionisti.